27 aprile 2021 | 2 MINUTI DI LETTURA
Quando si parla di riduttore planetario si fa riferimento ad un dispositivo di riduzione della velocità in grado raggiungere rapporti di riduzione molto elevati, riuscendo addirittura a coprire coppie fino a 10 milioni di Nm.
Le potenze raggiungibili sono molto utili nell’industria pesante o nel settore minerario, ma grazie alla nostra esperienza nel campo dei riduttori medio-piccoli possiamo estenderne la portata anche ad altri ambiti di applicazione!
Un riduttore planetario (o riduttore epicicloidale) ha questo appellativo proprio in virtù del meccanismo utilizzato per la riduzione della velocità.
Si compone infatti di un ingranaggio centrale (o solare) cui è collegato l’albero in entrata. La parte più esterna, chiamata corona, è un ingranaggio con dentatura interna che rappresenta l’ultima parte del meccanismo. Nel mezzo ci stanno i cosiddetti ingranaggi satelliti (3 o più) e mantenuti tra loro a distanza costante per mezzo del porta satelliti.
Ecco perché planetario! Visivamente il funzionamento a ingranaggi appena descritto ricorda il moto tipico del sistema solare.
I rapporti di riduzione sono quindi resi possibili da questa trasmissione a ingranaggi “multipla”. Nel momento in cui tutti e 3 gli ingranaggi sopracitati sono lasciati liberi di ruotare, allora quello che si ottiene è un differenziale epicicloidale (trasmissione del movimento). Quando invece uno dei 3 elementi a ingranaggi è tenuto fermo allora si rende possibile una riduzione di velocità.
Altra caratteristica costruttiva di questo tipo di riduttore è data dal fatto che albero in entrata e in uscita sono coassiali, quindi sullo stesso asse.
Sul piano funzionale un riduttore planetario è anche reversibile (può invertire il senso di rotazione tenendo fermo il porta satelliti).
Come detto in apertura, il riduttore planetario si caratterizza per potenze particolarmente alte e per elevati rapporti di riduzione (o moltiplicazione) della velocità. Le applicazioni principali riguardano le macchine per l’industria pesante o il settore minerario-estrattivo, come ad esempio quelle impiegate nelle piattaforme offshore.
Ma riduttori epicicloidali li ritroviamo anche applicati a veicoli e macchine ad uso agricolo o forestale.
Transtecno è specializzata nello sviluppo di soluzioni motoriduttore di dimensioni medio-piccole, con prestazioni fino a 3.500 Nm (della linea IRON adatta per applicazioni industriali).
Grazie ai riduttori planetari è possibile coprire coppie fino a 10.000.000 di Nm.
Questo è stato il presupposto per pensare più in grande, ampliare il raggio d’azione e rispondere a sempre più esigenze per i nostri clienti.
In collaborazione con Reggiana Riduttori abbiamo quindi sviluppato una linea di riduttori combinata che integra alla perfezione le competenze di entrambe le aziende: riduttori planetari con vite senza fine e motore in corrente alternata. Disponibili in 10 taglie che vanno da T2 Max 1.200 Nm a 26.500 Nm.
Le tue esigenze specifiche richiedono soluzioni altrettanto specifiche. Prova a configurare il tuo motoriduttore seguendo il nostro percorso guidato.
TOPIC: Motoriduttori, Campi applicativi, Riduttori
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